Mi farei affettare
USABILITÀ ACQUISITA, USABILITÀ NEGATA
Pericolosamente avvinghiato a una piccola trave in legno tramite un
fil di ferro che mi cinge la gola, assisto al terzo cliente avvicinarsi,
guardarmi, toccarmi ma non comprarmi. Icona della bellezza esotica dal carattere tanto suggestivo quanto intrattabile,
emblema del "vorrei ma non posso", del "desidero ma non oso", del
"mi piace guardare ma preferisco non toccare", oggetto d'arredo per
cultori del design, fui definito - dallo scrittore spagnolo Fernandez de
Oviedo - "la donna più bella nel mondo delle piante".
Una grossa pigna decorativa - soprannominata dagli inglesi pineapple
- che la gente non ha ancora ben capito come aprire e come tagliare
[non a caso sono il frutto in scatola più consumato in assoluto]. In diretta da Piazza dei Miracoli, da un affollato banchetto della
frutta, è Nanà che vi parla: un ananas. Ebbene sì, sono proprio un
ananas.
Stupiti? La frutta non parla, la frutta non scrive - penserete voi - men che mai un ananas, "il bello che non balla" [per non dire "il bello ma non furbo"].
Quello che "tutti lo vogliono ma nessuno se lo piglia".
Avrei certamente avuto più seguito se qualche illuminato comunicatore avesse spiegato alla gente come tagliarmi e prepararmi, piuttosto che mettermi sul mercato in versione statuetta in ceramica dorata per colmare quel tanto temuto vuoto o per ornare ingombranti fruttiere, altrimenti deserte.
Mi son visto persino in versione abat jour, cover per cellulari, borsetta a tracolla, decalcomania per pareti: siamo proprio alla frutta!
Se madre natura m'avesse reso parlante avrei potuto raccontare io stesso le modalità per affettarmi nel giusto modo senza delegarne il compito all'immaginazione o ai grossolani tentativi del consumatore maldestro; avrei potuto spiegare che gli spuntoni della mia buccia e della mia chioma, sebbene acuminati, sono morbidi al tatto e mai pungenti come spine di fichi d'india; avrei potuto migliorare l'esperienza di taglio almeno suggerendone i passaggi principali:
"Gentile consumatore, se non disponi di un affetta ananas, usa un coltello molto lungo ma dalla lama sufficientemente larga e forte, sono un duro. Privami della calotta e del basamento, dividimi in 4 parti, liberami dal torsolo ma non prima di avermi posizionato in orizzontale, quindi priva la mia buccia della polpa succosa [e non viceversa, come faresti con una qualsiasi mela]."
Quello che "tutti lo vogliono ma nessuno se lo piglia".
Avrei certamente avuto più seguito se qualche illuminato comunicatore avesse spiegato alla gente come tagliarmi e prepararmi, piuttosto che mettermi sul mercato in versione statuetta in ceramica dorata per colmare quel tanto temuto vuoto o per ornare ingombranti fruttiere, altrimenti deserte.
Mi son visto persino in versione abat jour, cover per cellulari, borsetta a tracolla, decalcomania per pareti: siamo proprio alla frutta!
Se madre natura m'avesse reso parlante avrei potuto raccontare io stesso le modalità per affettarmi nel giusto modo senza delegarne il compito all'immaginazione o ai grossolani tentativi del consumatore maldestro; avrei potuto spiegare che gli spuntoni della mia buccia e della mia chioma, sebbene acuminati, sono morbidi al tatto e mai pungenti come spine di fichi d'india; avrei potuto migliorare l'esperienza di taglio almeno suggerendone i passaggi principali:
"Gentile consumatore, se non disponi di un affetta ananas, usa un coltello molto lungo ma dalla lama sufficientemente larga e forte, sono un duro. Privami della calotta e del basamento, dividimi in 4 parti, liberami dal torsolo ma non prima di avermi posizionato in orizzontale, quindi priva la mia buccia della polpa succosa [e non viceversa, come faresti con una qualsiasi mela]."
Qualcuno mi ha salvato
In soccorso alla natura, nel caso di oggetti/alimenti ovviamente non parlanti, dovrebbe intervenire il designer di grafiche informative (le famose infografiche) utili a indicare sinteticamente come svolgere al meglio le varie operazioni sopra riportate; una specie di salvagente composto da disegni e didascalie mirate che invoglino il pubblico ad abbandonare atavici preconcetti e poter, finalmente, trarre vantaggio dalle mie proprietà benefiche:
"Ah però, tutto sommato non è poi così complicato come credevo. Aprire un'anguria è più difficile!" oppure "Mi sembra un gioco da ragazzi, non riesco più a smettere, esco a comprarne un altro!".
In soccorso alla natura, nel caso di oggetti/alimenti ovviamente non parlanti, dovrebbe intervenire il designer di grafiche informative (le famose infografiche) utili a indicare sinteticamente come svolgere al meglio le varie operazioni sopra riportate; una specie di salvagente composto da disegni e didascalie mirate che invoglino il pubblico ad abbandonare atavici preconcetti e poter, finalmente, trarre vantaggio dalle mie proprietà benefiche:
"Ah però, tutto sommato non è poi così complicato come credevo. Aprire un'anguria è più difficile!" oppure "Mi sembra un gioco da ragazzi, non riesco più a smettere, esco a comprarne un altro!".
Detestando sprechi e perdite di tempo, ritengo che la soluzione alla
gran parte dei crucci dell'umanità risieda proprio in una comunicazione
efficace che contrasti la pigrizia dell'uomo contemporaneo, specie
quando questa si sommi alla difficoltà di fruizione intrinseca a certe
cose.
La mia buccia robusta, abbinata a una polpa succosa, mi rende poco appetibile agli occhi di consumatori frettolosi o poco inclini a una paziente manualità.
Gli altri frutti, persino quelli più ostici e rumorosi, sono notoriamente più facili da maneggiare.
Pensiamo alle noci: vuoi per le dimensioni esigue che ne agevolano la trasportabilità, vuoi perché non sporcano, nell'immaginario comune sono immediatamente associate a quel provvidenziale arnese che le schiaccia con un solo crack, e il gioco è fatto.
Per quasi tutti i frutti sono valide delle leggi di taglio/sbucciatura/preparazion e ormai ampiamente accolte e riconosciute a livello mondiale.
Per l'ananas no, o almeno così è stato fin quando - da qualche anno a questa parte - certi illuminati strateghi del marketing o del design di packaging hanno iniziato a tentare una timida applicazione - al mio folto ciuffo - di un'etichetta recante il disegno schematico dell'iter di affettatura.
Si è aperto un mondo - per il consumatore - e uno spiraglio, per me: la gente ha cominciato ad apprezzarmi poiché ha imparato ad approcciarmi. Vedevo le persone ritornare al banchetto solo per scegliere e acquistare uno di noi.
La mia buccia robusta, abbinata a una polpa succosa, mi rende poco appetibile agli occhi di consumatori frettolosi o poco inclini a una paziente manualità.
Gli altri frutti, persino quelli più ostici e rumorosi, sono notoriamente più facili da maneggiare.
Pensiamo alle noci: vuoi per le dimensioni esigue che ne agevolano la trasportabilità, vuoi perché non sporcano, nell'immaginario comune sono immediatamente associate a quel provvidenziale arnese che le schiaccia con un solo crack, e il gioco è fatto.
Per quasi tutti i frutti sono valide delle leggi di taglio/sbucciatura/preparazion
Per l'ananas no, o almeno così è stato fin quando - da qualche anno a questa parte - certi illuminati strateghi del marketing o del design di packaging hanno iniziato a tentare una timida applicazione - al mio folto ciuffo - di un'etichetta recante il disegno schematico dell'iter di affettatura.
Si è aperto un mondo - per il consumatore - e uno spiraglio, per me: la gente ha cominciato ad apprezzarmi poiché ha imparato ad approcciarmi. Vedevo le persone ritornare al banchetto solo per scegliere e acquistare uno di noi.
È per questa ragione che l'immediatezza del messaggio [in questo caso contenuto nelle illustrazioni] assume un ruolo determinante ai fini dell'abbandono o dell'acquisto di generi alimentari per natura meno avvantaggiati poiché scarsamente intuitivi, difficili da trattare.
Di queste provvidenziali, istruttive regole illustrate o manuali d'uso ve ne sono a bizzeffe ma, alcune di esse, risultano talmente incomprensibili da aver bisogno d'un libretto di istruzioni.
Un manuale d'uso per usare il manuale, pensate!
Le ho ribattezzate grafiche distruttive, al pari di certe interfacce così indecifrabili, ma così indecifrabili da richiedere - paradosso dei paradossi - la frequentazione di corsi formativi per poter esser fruite. Corsi che - a loro volta - potrebbero aver bisogno di altrettanti manuali esplicativi, assurdo!
Un manuale d'uso per usare il manuale, pensate!
Le ho ribattezzate grafiche distruttive, al pari di certe interfacce così indecifrabili, ma così indecifrabili da richiedere - paradosso dei paradossi - la frequentazione di corsi formativi per poter esser fruite. Corsi che - a loro volta - potrebbero aver bisogno di altrettanti manuali esplicativi, assurdo!
Non parli? Non ti compro
Riannodiamo le fila del discorso: la scarsa attenzione che certi creativi riservano alla cura di quei dettagli [iconografici e testuali] che rendano definitivamente chiaro "come si faccia a fare quella cosa", come si apra quella confezione, si ripercuote negativamente sul successo dell'oggetto stesso sul mercato.
Non capisco bene o affatto come si assembli questo mobile o come si mangi quell'alimento?
Allora non lo compro affatto, o almeno non con la frequenza che il suo ideatore e produttore si attenderebbero.
Sarò ancora più esplicito: l'aumento dello sforzo cognitivo procura nell'utente un graduale sfinimento e una perdita di fiducia nel prodotto. Il tutto si traduce nel calo degli acquisti, nel crollo dei profitti sino all'eclissi del bene-servizio stesso.
Nella migliore delle ipotesi l'oggetto viene acquistato e mai utilizzato/consumato. Ecco spiegato perché nessuno desiderasse comprarmi o mangiarmi.
Non immaginate quanti dei miei amici ananassi sian finiti nel secchio dell'organico dopo aver soggiornato in case o in giardini al solo scopo di far colpo sull'ospite di riguardo.
Sono giunti a maturare sino a marcire.
Come dite? Sto esagerando? Neghereste che - nell'immaginario comune - io sia ancora percepito come il più bello/buono del fruttame e nulla di più? Siete davvero certi io sia così pratico da gestire, maneggiare e gustare? Se sì, mentireste anche a voi stessi oltre che a me.
Riannodiamo le fila del discorso: la scarsa attenzione che certi creativi riservano alla cura di quei dettagli [iconografici e testuali] che rendano definitivamente chiaro "come si faccia a fare quella cosa", come si apra quella confezione, si ripercuote negativamente sul successo dell'oggetto stesso sul mercato.
Non capisco bene o affatto come si assembli questo mobile o come si mangi quell'alimento?
Allora non lo compro affatto, o almeno non con la frequenza che il suo ideatore e produttore si attenderebbero.
Sarò ancora più esplicito: l'aumento dello sforzo cognitivo procura nell'utente un graduale sfinimento e una perdita di fiducia nel prodotto. Il tutto si traduce nel calo degli acquisti, nel crollo dei profitti sino all'eclissi del bene-servizio stesso.
Nella migliore delle ipotesi l'oggetto viene acquistato e mai utilizzato/consumato. Ecco spiegato perché nessuno desiderasse comprarmi o mangiarmi.
Non immaginate quanti dei miei amici ananassi sian finiti nel secchio dell'organico dopo aver soggiornato in case o in giardini al solo scopo di far colpo sull'ospite di riguardo.
Sono giunti a maturare sino a marcire.
Come dite? Sto esagerando? Neghereste che - nell'immaginario comune - io sia ancora percepito come il più bello/buono del fruttame e nulla di più? Siete davvero certi io sia così pratico da gestire, maneggiare e gustare? Se sì, mentireste anche a voi stessi oltre che a me.
Dopo ulteriori indagini ho realizzato che questa sfortuna d'esser
belli ma incompresi è propria, mi duole ammetterlo, solo di alcune
categorie.
Ad esempio ai siti internet, agli elaborati editoriali, alla segnaletica stradale (a patto che il designer abbia svolto bene il proprio lavoro) non serve essere accompagnati da un libretto di istruzioni poiché si tratta di sistemi visivi che han ragion d'esistere solo se caratterizzati da un'inconfutabile autoevidenza.
Queste interfacce, cartacee o digitali che siano, rivestono il ruolo di strumento e di guida al tempo stesso; sono esse stesse il libretto.
Immaginate se, in allegato a una rivista, ci fossero delle istruzioni circa il dove e come rintracciare il sommario, la copertina o i numeri di pagina. Non se la comprerebbe nessuno!
A rendere intuitiva la rivista, per fortuna, ci pensa la salvifica adozione di tutte quelle convenzioni tipografiche culturalmente ben radicate: il sommario collocato sempre entro le prime quattro pagine, la copertina - dalla grammatura più consistente - sempre in bella vista, la numerazione sempre a piè di pagina e allineata a destra, e così via.
Quel che consultiamo deve fornire soluzioni ai problemi, non deve sollevare nuovi problemi.
Nè, cosa ancor più grave, essere esso stesso il problema da risolvere.
Le cose che ho citato dovrebbero parlar da sé e di sé, non necessitano di opuscoletti indottrinatori utili, invece, come aiuto al montaggio dei mobili dell'IKEA o per spiegare come tagliare un ananas; in questi casi, è il libretto ad avere il dovere di essere usabile (ovvero comprensibile) e non l'oggetto stesso.
Ad esempio ai siti internet, agli elaborati editoriali, alla segnaletica stradale (a patto che il designer abbia svolto bene il proprio lavoro) non serve essere accompagnati da un libretto di istruzioni poiché si tratta di sistemi visivi che han ragion d'esistere solo se caratterizzati da un'inconfutabile autoevidenza.
Queste interfacce, cartacee o digitali che siano, rivestono il ruolo di strumento e di guida al tempo stesso; sono esse stesse il libretto.
Immaginate se, in allegato a una rivista, ci fossero delle istruzioni circa il dove e come rintracciare il sommario, la copertina o i numeri di pagina. Non se la comprerebbe nessuno!
A rendere intuitiva la rivista, per fortuna, ci pensa la salvifica adozione di tutte quelle convenzioni tipografiche culturalmente ben radicate: il sommario collocato sempre entro le prime quattro pagine, la copertina - dalla grammatura più consistente - sempre in bella vista, la numerazione sempre a piè di pagina e allineata a destra, e così via.
Quel che consultiamo deve fornire soluzioni ai problemi, non deve sollevare nuovi problemi.
Nè, cosa ancor più grave, essere esso stesso il problema da risolvere.
Le cose che ho citato dovrebbero parlar da sé e di sé, non necessitano di opuscoletti indottrinatori utili, invece, come aiuto al montaggio dei mobili dell'IKEA o per spiegare come tagliare un ananas; in questi casi, è il libretto ad avere il dovere di essere usabile (ovvero comprensibile) e non l'oggetto stesso.
Il manuale parlante
Per certi generi alimentari come me, per quasi tutti gli elettrodomestici, per tutti gli strumenti musicali, non potendo essi parlare nè recare sulla propria superficie - per ragioni estetiche e di ingombro - un'eccessiva mole di testo informativo, è consigliabile dettagliarne le regole di interazione su un supporto esterno.
Ecco diffondersi, in nome della sopravvivenza domestica, il benedetto manuale d'uso a cui è delegato il compito [cruciale] di essere esplicito e immediato nell'indicare le modalità di utilizzo dell'oggetto.
Per certi generi alimentari come me, per quasi tutti gli elettrodomestici, per tutti gli strumenti musicali, non potendo essi parlare nè recare sulla propria superficie - per ragioni estetiche e di ingombro - un'eccessiva mole di testo informativo, è consigliabile dettagliarne le regole di interazione su un supporto esterno.
Ecco diffondersi, in nome della sopravvivenza domestica, il benedetto manuale d'uso a cui è delegato il compito [cruciale] di essere esplicito e immediato nell'indicare le modalità di utilizzo dell'oggetto.
Questa rigorosa sequenza di operazioni, se non ben trattata/esposta
dal comunicatore e se non ben rispettata dal fruitore, potrebbe dar
luogo a inconvenienti infruttuosi.
Si pensi a una macchina del caffè il cui libricino specificherà la seguente procedura guidata (wizard):
1. inserire la spina nella presa di corrente;
2. aggiungere il giusto quantitativo d'acqua in un serbatoio (ben identificato);
3. collocare la cialda nell'apposito alloggiamento (ben identificato);
4. avviare il riscaldamento dell'apparato premendo l'apposito pulsante;
5. apporre la tazzina nella postazione predefinita;
6. premere il pulsante incaricato alla preparazione della bevanda.
Si pensi a una macchina del caffè il cui libricino specificherà la seguente procedura guidata (wizard):
1. inserire la spina nella presa di corrente;
2. aggiungere il giusto quantitativo d'acqua in un serbatoio (ben identificato);
3. collocare la cialda nell'apposito alloggiamento (ben identificato);
4. avviare il riscaldamento dell'apparato premendo l'apposito pulsante;
5. apporre la tazzina nella postazione predefinita;
6. premere il pulsante incaricato alla preparazione della bevanda.
Oltre alle tappe obbligate e mai invertibili (guai a farlo), il
testo fornirà ulteriori suggerimenti circa la manutenzione
dell'apparecchio nonchè sulla salvaguardia dell'incolumità dell'utente sconsigliandone, ad esempio, l'immersione - a spina inserita - in una vasca
da bagno colma d'acqua, e molto altro ancora.
In buona sostanza le cose con cui l'utente interagisce sono suddivisibili in tre categorie:
autoevidenti, se non necessitano di un manuale d'uso:
ad esempio i siti web, i libri, le riviste, le rubriche telefoniche, i manuali d'uso stessi, le banane (no, non sorridete, a breve ne vedremo le ragioni);
ad esempio i siti web, i libri, le riviste, le rubriche telefoniche, i manuali d'uso stessi, le banane (no, non sorridete, a breve ne vedremo le ragioni);
poco evidenti, che andrebbero supportate da manuali d'uso:
complementi d'arredo da montare, elettrodomestici da avviare, telecomandi da sintonizzare, certi software, certi macchinari industriali;
complementi d'arredo da montare, elettrodomestici da avviare, telecomandi da sintonizzare, certi software, certi macchinari industriali;
non evidenti, che necessitano di un manuale d'uso o altri accorgimenti (ad esempio un'etichetta) che ne esplicitino la modalità di utilizzo: l'ananas.
Nonostante i libretti di istruzioni (come i siti internet, del resto) abbiano ragion d'esistere solo se autoevidenti, possono tuttavia essere - a loro volta - di due tipologie:
TIPO 1, ovvero di univoca interpretazione = inequivocabili, tendenzialmente molto efficaci
TIPO 2, ovvero di dubbia interpretazione = scarsamente decifrabili, equivocabili, spesso fallimentari
Premio Oscar per l'usabilità
"Boh, mi sa che è complicato, è solo una pigna col ciuffo, è solo bella da vedere, è difficile da affettare, solo nei ristoranti la san ben servire. Lasciamo stare, non cerchiamo rogne, compriamo una banana" sta borbottando il quarto visitatore del banchetto posando lo sguardo su di lei, fortunata vincitrice d'ogni confronto: la banana.
Oblunga, ricurva, giallo-verdognola, opaca, dalla consistenza fibrosa, bella non è (e forse neanche troppo buona) ma è nata usabile. User friendly per diritto di nascita, mai sottoposta a un'architettura progettuale, è semplice, pratica, intuitiva, ergonomica, di elementare e celere fruizione. Non sporca, non unge ed è consumabile a più riprese senza rischiare di imbrattar superfici o indumenti. L'elemento preposto all'apertura della buccia è rappresentato da una protrusione che - adagiata su uno dei due poli - sembra quasi voler gridare al mondo "spezzami e tirami via, tirami giù".
Una buccia elastica, di rado soggetta a sgretolamenti, strozzature o spaccature che possano interrompere/frammentare il processo di messa a nudo del frutto. Il rivestimento sembra quasi disporre d'un solco naturale, un'incisione che - partendo dall'attaccatura del gambo - segna e disciplina la direzione di apertura/scorrimento lungo l'asse maggiore, al pari di una cerniera lampo.
"Boh, mi sa che è complicato, è solo una pigna col ciuffo, è solo bella da vedere, è difficile da affettare, solo nei ristoranti la san ben servire. Lasciamo stare, non cerchiamo rogne, compriamo una banana" sta borbottando il quarto visitatore del banchetto posando lo sguardo su di lei, fortunata vincitrice d'ogni confronto: la banana.
Oblunga, ricurva, giallo-verdognola, opaca, dalla consistenza fibrosa, bella non è (e forse neanche troppo buona) ma è nata usabile. User friendly per diritto di nascita, mai sottoposta a un'architettura progettuale, è semplice, pratica, intuitiva, ergonomica, di elementare e celere fruizione. Non sporca, non unge ed è consumabile a più riprese senza rischiare di imbrattar superfici o indumenti. L'elemento preposto all'apertura della buccia è rappresentato da una protrusione che - adagiata su uno dei due poli - sembra quasi voler gridare al mondo "spezzami e tirami via, tirami giù".
Una buccia elastica, di rado soggetta a sgretolamenti, strozzature o spaccature che possano interrompere/frammentare il processo di messa a nudo del frutto. Il rivestimento sembra quasi disporre d'un solco naturale, un'incisione che - partendo dall'attaccatura del gambo - segna e disciplina la direzione di apertura/scorrimento lungo l'asse maggiore, al pari di una cerniera lampo.
La capiscono persino le scimmie, alle quali nessuno ha mai mostrato la procedura di sbucciatura; la capirebbe persino una specie vivente proveniente da un pianeta lontano, dove il concetto stesso di frutta potrebbe essere inesistente.
Fortunata, lei, a non aver mai patito l'altrui diffidenza.
La natura l'ha resa a prova di bambino, di scimmia, di analfabeta. Non sarebbe stata intaccata neanche dall'eventuale assenza di un assetto culturale o di istruzioni integrative. È un oggetto di design realizzato alla perfezione e per mano della sola natura.
Qualcosa di maledettamente geniale, sinonimo di usabilità eccellente, da elevare a modello di riferimento d'ogni designer.
Ma io, in quanto ananas, non sono così facile da usare/comprendere come una banana e vorrei lo fossero (almeno) tutte le etichette illustrative sul modo d'adoperarmi, affinché l'utente non debba saperne ancor meno di prima d'averle consultate.
Cari comunicatori, credete di poter concretizzare l'obiettivo banana?
Pur d'aiutarvi a tradurlo in realtà ...mi farei affettare proprio qui, adesso, in questa piazza.
Commenti
Posta un commento