Diversamente usabili

STORIE DI USABILITÀ CRIPTICA E USABILITÀ CRIPTATA

Riasfaltare le strade serve a poco se queste, per colpa di indicazioni incomprensibili, seguitano a non condurre a destinazione; a migliorare l'esperienza di viaggio non basta neanche l'impeccabilità stilistica della segnaletica, specie quando questa non preveda una logica visiva orientata all'abolizione - o almeno alla minimizzazione - di significati criptici o, peggio ancora, sovrapponibili. 
Vi sono tuttavia determinati prodotti che - per potersi rivelare davvero funzionali - si servono proprio di dinamiche criptate, inaccessibili.
Questi contesti di difficile fruizione possono quindi appartenere a due diverse tipologie di (in)usabilità:
 
Criptica, propria di rappresentazioni che richiedano all'utente un considerevole sforzo cognitivo. Fanno parte di questa famiglia gli elaborati per i quali non sia stata prevista, a monte, un'impostazione logico-empatica. L'(in)usabilità criptica è sempre frutto di un fallimento, al pari di quelle strade che non portano da nessuna parte;
 
Criptata, peculiare di alcuni apparati domestici dove si renda urgente - per ragioni di sicurezza/protezione - la costruzione di un sistema interattivo che tuteli il dispositivo, il fruitore e l’ambiente circostante dalle conseguenze di eventuali manomissioni o accidentali digitazioni. Essa è la risultante, come vedremo, di una tattica mirata.
 

L'(in)usabilità criptica (o inconsapevole)
 
L'INCOMODO
 
Osserviamo questo simbolo, un elemento facilmente reperibile in siti e applicazioni:
 
Quali/quanti significati può assumere in fase di pre-digitazione?
Ovviamente uno solo: icona cliccabile, preposta all'apertura di una lista di voci a loro volta selezionabili, tipica di contesti quali tablet e smartphone dove - le esigue dimensioni del monitor - impongano l'adozione di una navigazione/menù a scomparsa.
 
 
 E questo? 
 
Il simbolo consiste sempre nel classico pulsante d'apertura di un menù invocabile ma, se abbinato alla scritta menù stessa, potrebbe spiazzare l'utente ponendolo di fronte a un bivio: il tasto aprirà un menù di navigazione oppure una pagina contenente un menù inteso come lista dei cibi di un pasto?
La seconda ipotesi sarà ovviamente plausibile solo nel caso del sito d'un ristorante e ...indovinate un pò? Proprio nel sito d'un noto ristorante romano l'ho scovato! Il mistero s'infittisce. "E allora? Che c'è di così strano?", replichereste voi alzando spallucce.

Beh, se incontrassimo l'icona in circostanze dove sia improbabile dover consultare cose da mangiare e da bere, la parola menù non sarebbe affatto ingannevole nè inopportuna; nel sito web di un'officina meccanica, ad esempio, nessuno potrà infatti supporre la presenza di riferimenti culinari [a patto la struttura non sia stravagantemente e notoriamente adibita a banchetti]: il significato attribuibile sarà sempre e solo uno, ovvero un menù di navigazione.

Nel sito d'un ristorante, al contrario, è altamente probabile questo elemento possa anche evocare la lista delle cose da mangiare con relativo prezzario, valido surrogato del classico depliant cartaceo;
la doppia accezione di cui è portatore il termine menù [elenco delle sezioni del portale web o repertorio di leccornie da gustare(?)] carica l'utente di quella credulità incontaminata che lo fa propendere per l'opzione  "anteprima delle portate". 
Mi duole però confermarvi che l'aspettativa è miseramente disattesa per via delle comparsa, al clic, del banale elenco delle sezioni interne:"Chi siamo - Prenota - Eventi - News - Contatti". Stop.
La voce "menù" (dei piatti) non é nemmeno menzionata tra le voci del menù di navigazione. Che delusione proverebbe il povero Mario Rossi di turno dopo aver fantasticato, almeno quanto me, su una proiezione indicativa della propria cena.

Cosa si verifica in questo frangente? Tutto é corretto, ben confezionato, visivamente coerente ma mistificato dal maldestro inserimento di un termine dal significato non univoco, quindi dannoso.
Il sito d'un ristorante era difatti il solo contesto in cui la parola menù non sarebbe dovuta apparire onde aggirare l'inconveniente di un'errata interpretazione o un momentaneo tentennamento.

"Ma si, ma tanto ...una volta cliccato sul pulsante, l'utente poi capisce e d'ora in avanti non s'illude più", commenterebbe il Designer incriminato.
"Eh no caro mio", seguiterei io prendendolo per il bavero, "l'abilità del progettista risiede proprio nel saper comunicare cosa fanno le cose prima che il fruitore debba "cliccarle", prima che esse accadano, prima di dovervi interagire".
In altri termini, le cose devono essere - nell'aspetto - quel che fanno, ovvero riflettere fedelmente la funzione che è stata loro assegnata".

IL FALSO
 
Dal libretto d'istruzioni d'un noto marchio di lavatrici, ho estrapolato la descrizione dell'iter di caricamento del detersivo nell'apposito set di alloggiamenti, cassetto peraltro rappresentato da un'egregia infografica.
 
Le varie parti di cui è composta l’illustrazione del cassetto (ovvero il vano prelavaggio, il vano ammorbidente, il vano detersivo) sono identificate dalla stessa simbologia numerica impiegata per la sequenza ordinata dei passaggi da effettuare, propedeutici all'avvio del programma di lavaggio.

Mi spiego meglio: gli indicatori numerici 1, 2 e 3 lasciano ingannevolmente credere che ogni punto-elenco descrittivo delle azioni si riferisca all'analogo numeretto posizionato in un punto X della figura sottostante (ovvero nota 1= fig.1, nota 2= fig.2, nota 3= fig.3).

L'utente sarà quindi vittima di ben tre di clamorosi fraintendimenti:
- crederà che nel vano 1 debba dosare detersivo e ammorbidente.
Il vano 1, invece, non è altro che il comparto riservato al detersivo di prelavaggio;

- crederà che il vano 2 sia l'intero cassetto da aprire/chiudere.
Il vano 2, invece, non è altro che la partizione del cassetto destinato al detersivo di lavaggio;

- crederà che nel vano 3 debba versare detersivo e ammorbidente,
Il vano 3, invece, non è altro che il settore riservato al solo ammorbidente.

Avete ben compreso la natura del potenziale disastro?
Ricapitoliamo:
I.) Ci troviamo davanti a due differenti registri informativi: il primo - testuale - consiste nell'elencazione numerata delle fasi temporali di un processo (l'ordine delle cose da fare, per intenderci), il secondo - illustrato - è la semplice mappatura dei componenti del cassetto;

II.) il salvifico prospetto di decodificazione dei simboli apposti sulle varie parti della figura (ovvero la famosa legenda salvagente) non si trova nello stesso paragrafo come il buon senso richiederebbe, bensì in una delle pagine iniziali della guida all'uso.
Pertanto l'infografica e la lista delle cose da fare, oltre a recare la medesima simbologia, sono prossime l'una all'altra generando delle inevitabili false corrispondenze 1-1, 2-2, 3-3.
 
Grazie al cielo lo step 4, in quanto univoco, è salvo ma - essendo questo un passaggio per nulla cruciale - le ripercussioni positive sul processo (ormai rovinosamente corrotto) assumono un valore del tutto irrisorio!
 
 
Eppure basterebbe - come mostrato nella figura - utilizzare due diversi repertori simbolici (i numeri per le azioni da svolgere, le lettere per i componenti del cassetto) così da far viaggiare le informazioni su due binari ben distinti.
 
Ah, dimenticavo: la legenda ha ragion d'esistere solo se posizionata nelle vicinanze degli elementi ai quali si riferisce;
è buona norma ribadirla ogni volta si renda necessario un riepilogo dei significati attribuiti ad ogni colore o simbolo, risparmiando al fruitore il ricorso a segnalibri, ricerche snervanti o deleteri fraintendimenti.

 
L'usabilità criptata (o consapevole)

IL FURBO
 
Sembrerà sconcertante quanto sto per dirvi, ma esiste un'inusabilità consapevole e del tutto legittima dal carattere marcatamente anticonvenzionale.
Il suo scopo non è certo quello di confondere le acque destabilizzando il malcapitato navigante, bensì di scongiurare eventuali disastri derivanti dalla digitazione - non desiderata - di pulsanti aventi un ruolo chiave.
In questi casi d'uso, tendenzialmente circoscritti ad elettrodomestici o sofisticati strumenti di laboratorio, l'evento X è scatenato solo ed esclusivamente attraverso manovre/operazioni non intuitive, del tutto svincolate dalla logica comune; procedure di questo genere - avendo bisogno d'essere apprese e memorizzate - comportano necessariamente la consultazione di un libretto d'istruzioni dedicato.
 
L'adozione dell'inusabilità preventiva sembrerebbe un paradosso, eppure si rivela assolutamente provvidenziale qualora l'improvvisato utilizzatore di un determinato oggetto fosse, ad esempio, un bambino curioso.
 
Pensiamo nuovamente alle lavatrici: il cosiddetto "blocco di sicurezza" del pannello di controllo - disponibile in certi modelli - è attivabile/disattivabile solo previa digitazione, contemporanea e prolungata, di una coppia di tasti per niente attinente (né concettualmente né iconograficamente) alla funzionalità di blocco/sblocco: tasto prelavaggio + tasto lavaggio rapido.
 
E chi ci sarebbe mai arrivato? Di certo neanche un adulto, a meno che non abbia appreso - dal manuale preposto - questa furba scorciatoia da tastiera.
Simili modalità di utilizzo, assimilabili a un codice segreto, derivano dall'ideazione e realizzazione di un linguaggio che non sia conforme ai consolidati modelli mentali dell'utilizzatore.
 
Questi settaggi - automatici nel caso di blocco oblò, manuali quando si desideri escludere una certa fetta di pubblico dal "dialogo" col dispositivo - evitano, quando la macchina sia in funzione:

- rischiose interazioni bambino-elettrodomestico e il potenziale cagionamento di un allagamento;
 
- facile o accidentale accesso ai comandi deputati all'impostazione della temperatura o della velocità di centrifuga e, di conseguenza, eventuali incidenti di lavaggio;
 
- possibili danni ai componenti principali dell'apparato.
 
L'equivalente - rudimentale - di tali configurazioni intelligenti, è esemplificato dai tappi di flaconcini, fiale o bottiglie [contenenti prodotti altamente nocivi] cosiddetti a prova di bambino.
Talvolta definibili persino a prova di adulto, questi oggetti sono stati pensati in modo che la regola d'apertura più istintiva - ovvero la rotazione antioraria - non sortisca alcun risultato, a meno che il movimento non sia accompagnato da una significativa, innaturale pressione sul tappo stesso.
 
Attenzione: se l'espressione a prova di bambino - in riferimento a certi macchinari o preparati chimici industriali - indica limitazione dell'accesso ai contenuti al solo pubblico esperto/adulto, nell'ambito di elaborati cartacei/digitali è invece sinonimo di scenario estremamente intuitivo, di agevole e immediato utilizzo.
 
Purtroppo, torno a ribadirlo, le interfacce che navighiamo sono spesso popolate di dinamiche criptiche, inusabili (o diversamente usabili, come qualcuno le definirebbe per assolverle dal peccato) al punto che siti web, software, piattaforme e applicazioni di vario genere somigliano - a causa di flussi caotici o macchinosi - sempre più ad apparecchi dominati da logiche criptiche e sempre meno a luoghi rassicuranti e inclusivi.
 
 

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