I don't want you for UX Army

Premessa 
 
NON VOGLIO TE per l'esercito della UX (acronimo di user experience o esperienza utente, dal momento che mi ritrovo nella posizione di rivolgermi a un pubblico italiano);
non voglio te, designer promotore della sequela di bizzarie comportamentali che ti pieghino alle logiche affaristiche, alle false tendenze, alla sciatta spossatezza esistenziale e professionale che contraddistinguono il nostro tempo: il peggiore dei tempi possibili.
Cerchiamo dunque di scoprire e scolpire - a poco a poco - anche il profilo del peggiore dei designer possibili, dell'anticomunicatore per antonomasia, riluttante all'adozione di un approccio empatico, finalizzato alla risoluzione di casi e grattacapi propri dei fenomeni interattivi del nostro tempo.

La muffa 

Capita - sovente - di dover rimuovere delle muffe da certune superfici; materiali che - per loro natura - sarebbero invece contraddistinti da un valore intrinseco considerevole, materiali di pregio. Si pensi alla pietra naturale, impiegata come rivestimento di superfici murarie esterne; si pensi al cotto fiorentino o a tutti quei bei pertugi esposti a dannose intemperie delle quali è autrice la mancata clemenza climatica.
Ebbene, quelle stesse muffe tanto insidiose quanto ostinate sono metafora di quei soggetti che perturbano ogni condizione favorevole, intrinsecamente dominata da una logica semplice e di immediato impatto dirottandola su una forma mentis votata al nonsenso e a quel bagaglio lessicale ordinario, iperinflazionato, portatore di noia, di consumata memoria;
sono altresì metafora di quegli stessi soggetti impropriamente e immeritatamente insigniti del ruolo di comunicatore, di esperto disegnatore dell'esperienza utente o, più propriamente, di costruttore delle interazioni uomo-macchina.
Una professione seria, solida come quella pietra muraria, capace di conferire valore e stabilità a qualsivoglia prodotto di uso e consumo ma spesso improvvisata da frettolosi, amatoriali dilettanti travestiti da designer; è lo spasmodico arrabattamento di chi sposa e divulga l'imbarazzante, eretico assunto che l'usabilità sia un concetto soggettivo.

Ricordiamolo nuovamente: l'usabilità misura il grado di facilità d'uso di un prodotto cartaceo/digitale ed è portatrice di un altissimo coefficiente di oggettività (ammettendo sia presa in carico da un professionista propriamente detto, si intenda!).
Essa risulterà invece tanto più soggettiva quanto più il progettista si riveli autore di un messaggio fuorviante o di complicato inquadramento a livello percettivo.
La buona comunicazione - invece - arriva sempre a destinazione poiché rivolta a platee eterogenee, non a nicchie ristrette di pubblico.
Essa è indirizzata e appresa dagli addetti ai lavori e non, dai sapienti e dagli incolti, dagli attempati e dai bambini.
Ed è la medesima per tutti, trasversale, universale come la verità; è oggettiva nella misura in cui (a qualsiasi età e a qualsiasi livello culturale si appartenga) è pressoché impossibile confondere il giorno con la notte o un nubifragio con la siccità.

Oltraggi al buon senso
A proposito di abbattimento della distanza mittente-destinatario, abbiamo già fatto riferimento - in Comunicazione e correnti nonsense - a quei medici (mediocri) che anticamente si riempivano la bocca di altisonanti termini latini, al fine di incantare il paziente-spettatore accecandolo di artifici verbali. 
La risultante? La smisurata amplificazione del divario tra curante e curato.
Il lupus, il locus, la facies ora miseramente sostituiti dagli odierni (ma dannatamente triti e ritriti) tools, skills, best practice, backlogs, CEO, B2C, must-have, backstages, agile, big-data, ecc ...
Potrei continuare sino a produrre un trattato di terminologia contemporanea nonsenso comprensivo di otto tomi, dallo spessore di un mattone ognuno! Una sfilata di vocaboli-tormentone facenti da sfondo all'era del fico, dello sballo, dell'interfaccia o animazione che turba, che sciocca. Che sciocca ma non parla. Ch'è bella ma non balla.

Immaginiamo una giornata tipo in cui alcuni degli attori più direttamente coinvolti in un processo comunicativo si ritrovino al cospetto d'una tavola rotonda. Confabuleranno circa la strada da intraprendere in fase di costruzione o evoluzione di un elaborato visivo corredato da funzionalità e da eventi.
Prima di entrare nel merito del botta e risposta tra i due interlocutori ricordiamo che, alla creazione di una eccellente - o assolutamente scadente - esperienza utente, concorrono svariate figure che spaziano dal disegnatore/progettista propriamente detto allo sviluppatore/programmatore; dall'esperto di marketing al capo progetto; dallo specialista del controllo qualità al supervisore finale, ecc ...

Si tratta - talvolta - di profili sovrapponibili; di rado, ad esempio, un vero progettista potrà rendersi autore di un'interfaccia visiva che non riesca materialmente a realizzare/gestire attraverso gli strumenti e le tecniche apprese e messe a disposizione delle moderne tecnologie.
Di rado scenderà a compromessi demolendo la propria onestà intellettuale; di rado accoglierà come validi o attendibili espressioni alla stregua di "non si può fare", poiché il modo per farlo esiste eccome e - se non esiste - lo si costruisce a suon di martello e scalpello. Non si può fare solo quel che non si è capaci di fare o non si abbia voglia/intenzione di fare.
Egli è dunque teorico e tecnico-artigiano al tempo stesso, ma soprattutto psicologo, in quanto capace di calarsi nel ruolo dell'utilizzatore-navigante finale. Ne prevede azioni e reazioni; ne studia comportamenti e occasioni di errore di lettura/digitazione; opera al servizio del destinatario al pari di ogni missione che implichi passione e dedizione.
Il tutto meriterebbe una sola, calzante parafrasi: rispetto (operoso) per il prossimo.

Ma entriamo finalmente nel vivo dei nostri dialoghi
Ore 11.00, azienda ABC S.p.A.

Il Capo progetto (Mario):
"Come anticipato giorni fa, il cliente ci chiede di costruire una pagina in cui sia possibile acquistare e vendere prestigiosi veicoli d'epoca. Bisogna iniziare a progettare qualcosa di altamente intuitivo ed autoesplicativo poiché il pubblico a cui si rivolge è piuttosto eterogeneo e composto da utenti poco avvezzi alla navigazione web, non solo da esperti del settore. Gianni, hai già delle idee in tal senso? Mi affido a te?"

Il Designer (Gianni):
"Certo, da oggi inizio a creare la struttura, a studiare le principali interazioni e classificarne gli eventi.
Soprattutto vorrei presentare una valida alternativa - digitale - alla precedente versione cartacea della scheda di iscrizione affinché si riveli immediata al pari dell'analogo su stampa (al quale i fruitori erano affezionati). Inoltre dovrei fare un'analisi approfondita dei vari comportamenti d'interfaccia sui dispositivi mobili. Per quando si attenderebbero una bozza preliminare?"

Il Capo progetto (Mario):
"Diciamo che, entro fine mese, il cliente necessita di un prototipo interattivo abbastanza stabile. Sarà quindi mia premura sollecitare l'invio - da parte loro - di tutto il materiale a te utile per realizzare un disegno pressoché completo di tutti i contenuti, testuali e fotografici. Ti ricordo quanto sia importante anche la cura del linguaggio e delle didascalie legate alle immagini, ne val della nostra reputazione! Il cliente si attende molto da noi ...So che non mi deluderai."

Il Designer (Gianni):
"Non ti deluderò, anzi saranno molto utili dei test di usabilità per evincere eventuali punti deboli/ostici del prodotto finale, previo accertamento del funzionamento di tutto il flusso di navigazione, ovviamente."

Che coppia di zelanti e attenti professionisti, non credete? Qualora non credeste alla veridicità del dialogo sopra esposto, sappiate che siete sulla buona strada. Suggerisco vivamente di destarvi da sogni di gloria scaturiti dagli scenari ideali che dominano l'inarrivabile mondo che vorremmo, di proseguire col racconto e imbattervi nel botta e risposta ahinoi più verosimile. Ah, dimenticavo: il significato di ben 18 vocaboli, per i comuni mortali (addetti ai lavori e non), è specificato - tramite apposite note - in calce al presente documento.

Ore 11.00, azienda ABC S.p.A. 
 
Il Capo progetto (Mario):
"Il cliente vuole un'attività spot1 consistente in un mini-site simil e-commerce2 in cui comprare e vendere auto vecchie.
Chiedono sia ...ehm, come si dice? User friendly3? Quindi direi che quelle raccolte ready to use4 disponibili su XXX-template and Go! facciano al caso nostro. Abbiamo un time slot5 molto limitato. Gianni, sai già da dove attingere a livello di template6?"

Il Designer (Gianni):
"Per quando serve? Fisso già una call conference col gruppo più skillato7?"

Il Capo progetto (Mario):
"Diciamo che, entro fine mese, va buttato giù un prototype8 presentabile. Crea una cosa fica da vedere ma con uno di quei tool9 che sai. Tu, a parte un look and fill10, non dovresti far nulla se non riadattare i colori a quelli del brand11. Se dalla redazione non hanno pronti i contents12 definitivi, metti uno dei tuoi "lorem ipsum" e il gioco è fatto. Ripeto, non devi pensare a nulla se non dare ai programmatori quel che serve. Non dobbiamo pensare, ma agire! Vedi di farcela per il 31!"

Il Designer (Gianni):
"Ma sì, in effetti è sufficiente downloadare13 e usare una di quelle raccolte predefinite, dal graphic design pulito. Ne scelgo alcune, esteticamente cool. Una volta fatti i vari screenshot14, starà a te la scelta del layout finale. Quando potranno inviarci un primo feedback15 sul layout6?"

Il Capo progetto (Gianni):
"Bah, direi che se me lo invii asap16 il cliente è disposto a darci feedback immediato. I programmatori sono già gasati: basterà modificare alcune righe di codice e rettificare delle funzionalità, ma praticamente è tutto già pronto per la prima release17."

Il Designer (Gianni):
"yeah, mi metto all'opera. Già mi sento del mood18 giusto!"

Bene, avanziamo tutte le conclusioni del caso, degne della pagella dell'ultimo della classe.
Il designer della seconda coppia di personaggi di cui sopra, incarna l'emblema di quelle stesse muffe deturpatrici che divorano mondi altrimenti virtuosi tramutandoli in un villaggio grottesco, fatiscente, irrimediabile, dominato dall'avvilente raffazzonamento del mordi e fuggi, dello scarica e riusa, del consegna e incassa. Il rimedio? Il solo rimedio applicabile è invitarlo placidamente ad abbandonare la stanza teatro dei dialoghi dell'orrore e cambiar tempestivamente mestiere (semmai ne esista uno in cui possa egregiamente dilettarsi!). Assolutamente diffuso e in qualche misura "comprensibile" - sebbene ingiustificabile - l'approccio messo in atto dall'ignaro e ingordo capo progetto, ma del tutto ignobile la posizione assunta dal sedicente UX Designer.
Egli, oltre a non soddisfare alcuno dei requisiti base di un professionista del settore quali empatia, estro, strategia comunicativa, progettazione logica, sinergia testo-immagine, esigenza di costruire prodotti solidi, di elevata qualità visivo/funzionale e alla portata di tutti, è detentore di un rovinoso potere distruttivo.

1.  La mancata conoscenza della lingua madre e del relativo patrimonio di sinonimi di cui è portatrice, lo costringe a un uso-abuso ingiustificato di vocaboli inglesi (spesso somiglianti a preistorici vocalizzi!) quasi a compensazione del vuoto contenutistico che lo caratterizzano;
2.  Le scarse capacità tecnico/progettuali lo vedono capitolare dinnanzi alla prima proposta di rifornirsi presso appetitosi siti di raccolte preconfezionate e di facile prototipazione;
3.  Lo spavaldo aggirare la tappa obbligata rappresentata dalla stesura/creazione del cosiddetto canovaccio, dello scheletro preliminare - in gergo Wireframe - impiegato anche da architetti, sarti, scrittori, designers, ecc ... tradisce la sua mancata padronanza della materia. Si tratta di un vero e proprio esercito di giullari della comunicazione, di teppisti del web, fautori di una filosofia secondo la quale le interfacce visive crescano e alberghino sugli alberi (dai quali poi coglierle) o nascano per intercessione di una musa ispiratrice dopo un sigaro o in seguito a un sonno profondo

D'altro canto, va ricordato, si tratta di subordinati improvvisatori e - in quanto meri esecutori manuali - necessitano di obbedire alla logica imposta da un despota riluttante al lavoro, assai propenso al bivacco e al facile guadagno; la mediocrità professionale, unita a un marcato stato di apatia, gli impedisce altresì ogni timido tentativo di ribellione all'infimo assetto attuale, di cui è totalmente incapace di riconoscerne i contorni sconcertanti.

Si delinea dunque il seguente stato di cose:
un pubblico inabile a discernere un prodotto efficace da uno assolutamente privo di valore;
un progettista ipnotizzato e allettato dal pronto all'uso e alla vendita, assetato di profitti, anelante alla pigrizia, restio a qualsiasi svolta evolutiva in materia di comunicazione o produzione logico-artigianale modellata sulle esigenze dell'utente.
Il valore di quel che offrirà al cliente pagante non equivarrà neanche a 1/3 di quanto da questi sborsato per un incomprensibile, innavigabile pseudoprodotto.

Conclusioni
Abbiamo dunque narrato le gesta di un esercito viaggiante su un binario parallelo a quello occupato dal professionista vero; un treno popolato da superbi dilettanti allo sbaraglio, tuttavia portatori di un fortissimo potere persuasivo operante nella compagine di altre scuole di pensiero. Anzi, di non-pensiero.

Qualora la scrivente non lo avesse ancora introdotto in precedenti articoli, è utile ora specificare - e di tanto in tanto ribadire - che non basta improvvisarsi designer, come non basta improvvisarsi medico, come non basta improvvisarsi pianista, come non basta improvvisarsi idraulico, come non basta improvvisarsi falegname, per esserlo. Nè per divenirlo

Sarà invece opportuno (e non poco oneroso) per i malcapitati interlocutori virtuosi, arginare quel torrente di spropositi di cui l'improvvisato di turno è attivo, attivissimo portavoce. Il virtuoso tenterà di mitigare il disastro, di non incorrere in episodi di escandescenza, di omettere l'esternazione inclusa nel nostro titolo [Non ti voglio nel mio esercito. Non ti voglio nel mio cantiere. Non ti voglio nella mia vita. ] e adottare la strategia contenuta in un celebre passo dell'opera pirandelliana L'uomo, la bestia e la virtù:  

"[...] Quando non si è più così ipocriti per dovere, per professione sulla scena; ma per gusto, per tornaconto, per malvagità, per abitudine, nella vita - o anche per civiltà - sicuro! perché civile, esser civile, vuol dire proprio questo: - dentro, neri come corvi; fuori, bianchi come colombi; in corpo fiele; in bocca miele. O quando si entra qua e si dice: -Buongiorno, signor professore, invece di: -Vada al diavolo, signor professore!"

  • Spot: no, non si tratta di un annuncio pubblicitario. Per spot si intende un’attività “una tantum” commissionata dal cliente;
  • Mini-site simil e-commerce: un sito semplice, di dimensioni esigue (spesso di una o due pagine) dove é possibile acquistare e vendere cose;
  • User friendly: di facile utilizzo, usabile. Persino il termine non è usabile, che paradosso!;
  • Ready to use: pronto all'uso. Una sorta di "4 salti in padella" declinato al web; 
  • Time slot: un lasso temporale massimo in cui concludere l’attività;
  • Template: trattasi di una interfaccia visiva, una pagina;
  • Skillati: sembra una malattia infettiva ma significa "ferrati, competenti in materia";
  • Prototype: un prototipo, un dannato, umile prototipo;
  • Tool: uno strumento, un programmino;
  • Look and fill: il lavoro, babbeo, di chi preleva un elaborato e lo farcisce con i propri contenuti a mò di brioche;
  • Brand: il marchio dell'azienda, ma per qualche oscura ragione brand è ritenuto più altisonante;
  • Contents: i contenuti. Scrivendo contents si risparmia ben un carattere, pensate!;
  • Downloadare: scaricare dal web, semplicemente. Mah, forse il termine scaricare evoca altri contesti(?);
  • Screenshots: schermate, o porzioni di esse, fotografate a mò di promemoria da custodire o inviare a terzi a scopo dimostrativo. Possiede persino un numero inferiore di caratteri, in italiano, eppure si adotta l'analogo inglese;
  • Feedback: riscontro, un banale riscontro. Un termine italiano elementare ed assai noto, eppure evitato come la peste bubbonica;
  • Asap: ridicolo acronimo di "as soon as possible" o "il prima possibile". Non solo in inglese, pure acronimizzato! Ridicolo, ridicolo davvero;
  • Release: rilascio in un ambiente web, preliminare all’effettiva messa in linea e consultabile dal cliente per opportune valutazioni/osservazioni;
  • Mood: no, non è il nome di un pub ma uno stato d'animo. Un maledetto stato d'animo.

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